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Serie A

Pepe elogia Conte: “Portò un cambiamento totale”

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Pepe elogia Conte

L’ex esterno bianconero Pepe elogia Antonio Conte ricordando il suo primo straordinario anno da allenatore della Juventus.

L’ex calciatore della Juventus Simone Pepe ha raccontato alla Gazzetta dello Sport come i calciatori hanno vissuto Antonio Conte in panchina.

«Stravolgendo il modo di pensare calcio. Portò un cambiamento totale nel lavoro a livello tattico, fisico, delle conoscenze. Iniziammo in ritiro con il 4-2-4, ma l’arrivo di Vidal lo spinse a modificare il modulo. Ci sono due aspetti in cui Conte non ha rivali: la preparazione della gara e la comunicazione con i giocatori. Tocca sempre i tasti giusti. Ripenso al famoso discorso a Vinovo durante lo sprint con il Milan nel 2012. Tanti allenatori parlano, ma non ti resta nulla. Le parole di Conte invece entrano in testa e arrivano al cuore. Quando dice “Oggi a questi gli mettiamo il campo in salita”, tu te lo immagini proprio in pendenza. In settimana era tipo “si salvi chi può”, eh: una fatica enorme. Però in partita al 70’ i nostri avversari erano in coma e per noi era come essere al 40’. A Napoli ha fatto un altro capolavoro».

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Sul mondiale 2010:
«Comunque bello: giocare per l’Italia è meraviglioso. Fui titolare in tutte le partite. Purtroppo non c’era stato ricambio generazionale. Nel 2006 c’erano diciotto campioni e gli altri erano bravi giocatori. Nel 2010 c’erano diciotto bravi giocatori e gli altri erano campioni nella fase finale della carriera».

Pepe elogia Conte

Le dichiarazioni di Simone Pepe su Antonio Conte offrono uno spaccato autentico e intenso di ciò che ha rappresentato il tecnico leccese nella rinascita della Juventus, culminata con lo scudetto del 2012, il primo dell’era post-Calciopoli.

Pepe non si limita a elogi generici, ma evidenzia due tratti distintivi di Conte: la preparazione maniacale delle partite e una capacità comunicativa fuori dal comune. È proprio questo secondo aspetto che emerge con più forza nel suo racconto: le parole di Conte diventano immagini concrete nella testa dei giocatori, creano motivazione e identità. Quel famoso “gli mettiamo il campo in salita” è più di una frase: è uno slogan che trasforma una partita in una missione collettiva.

Il riferimento al cambio modulo per Vidal, alla durezza degli allenamenti, ma anche alla lucidità nei momenti cruciali — come lo sprint scudetto col Milan — conferma che Conte non è solo un allenatore, ma un trascinatore emotivo e strategico. Lo scudetto del 2012, arrivato da imbattuti, fu il frutto di una rivoluzione culturale prima ancora che tecnica: una squadra che veniva da due settimi posti, trasformata in un’armata.

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Pepe, che ha vissuto quella stagione in prima linea, restituisce oggi tutta la grandezza di quell’impresa. E il fatto che chiuda con un plauso all’approdo di Conte a Napoli (“un altro capolavoro”) la dice lunga: dove va Conte, cambia tutto. Anche dopo più di dieci anni, il suo impatto resta indelebile.

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