Connect with us

Interviste

Esclusiva: Marco Amelia

Published

on

Esclusiva: Marco Amelia

Esclusiva: Marco Amelia. “Dallo scudetto con la Roma al Mondiale del 2006, ogni spogliatoio mi ha insegnato qualcosa”.

Davide Sacchetti ha intervistato in esclusiva (clicca QUI per altre interviste) per Calcissimo.com Marco Amelia, ex portiere campione del mondo nel 2006 con la Nazionale italiana. Cresciuto nel vivaio della Roma, ha vissuto una lunga carriera in Serie A, vestendo le maglie di Livorno, Palermo, Genoa e Milan. Oggi racconta con lucidità le sue esperienze e il valore umano degli spogliatoi che ha vissuto.

Esclusiva: Marco Amelia

La Roma dello scudetto e il sogno giallorosso

Come hai vissuto la tua esperienza alla Roma e cosa ti porti dietro?
“Ho fatto tutte le trafile del settore giovanile della Roma. Sono stato felicissimo di far parte della prima squadra e di quel gruppo che ha vinto lo scudetto. Mi è dispiaciuto andar via, avrei voluto tornare, ma purtroppo le nostre strade non si sono mai incrociate di nuovo. Pazienza, la vita va avanti.”

Advertisement

Cosa provavi a essere in uno spogliatoio pieno di campioni come quello della Roma dello scudetto?
“Per uno che è cresciuto a Trigoria ed è tifoso della Roma, condividere lo spogliatoio e tutto il percorso di quel campionato è stato stupendo. Avevo 18 anni e me la sono goduta più di tanti altri, anche perché c’era un legame di cuore con quella maglia. Mi ha dato uno slancio importante per crescere: c’erano tanti campioni, e da ognuno ho imparato qualcosa, nonostante fossi giovanissimo.”

La chiamata al Mondiale

Quando sono uscite le convocazioni per il Mondiale, ti aspettavi di essere chiamato?
“Ci speravo. Avevo alle spalle due grandi stagioni in Serie A con il Livorno. Tra Buffon e Peruzzi, io mi incastravo perfettamente come terzo portiere. È stata una soddisfazione enorme.”

Il Milan degli anni vincenti

Com’era stare nello spogliatoio del Milan con tutti quei campioni?
“Quando sono arrivato, il Milan non vinceva lo scudetto da diversi anni: quello era l’obiettivo principale. Due anni prima aveva vinto la Champions League, ma mancava il tricolore. È stato un anno di grandi cambiamenti: è arrivato Allegri, una scommessa per il club. Gli arrivi di Ibrahimović, Robinho, Van Bommel e poi Cassano a gennaio hanno reso la squadra davvero forte. La seconda stagione è stata più complicata: avevamo il campionato in mano, poi la Juventus ci ha superato. Resta il rammarico di non aver ottenuto qualcosa di unico.”

Esclusiva: Marco Amelia

Il valore dei leader

Quanto è importante avere dei leader nello spogliatoio?
“Avere leader è fondamentale. Ognuno ha caratteristiche diverse, ma servono persone così per tenere unito il gruppo. Chi costruisce una squadra sa che, oltre ai campioni, servono anche gli uomini.”

Advertisement

Italia e Inghilterra: due mondi a confronto

Che differenza c’è tra il campionato italiano e quello inglese, a 360 gradi?
“Un’esperienza completamente diversa. Il calcio inglese è differente in tutto: dalla preparazione alla partita. I tifosi sostengono sempre la squadra, la pressione mediatica è molto più bassa. È una cultura diversa, l’opposto del nostro calcio dal punto di vista tecnico-tattico. In Inghilterra l’evento è solo la partita della domenica allo stadio, tutto il resto è molto più leggero.”

I derby vissuti da protagonista

Hai vissuto tanti derby in Italia: quale ti ha emozionato di più?
“Ho giocato Palermo-Catania, Roma-Lazio, Milan-Inter… ma credo che Genoa-Sampdoria sia quello che più somiglia al calcio inglese. I tifosi arrivano mischiati allo stadio e poi si dividono. L’atmosfera del Ferraris è stata davvero emozionante, unica nel suo genere.”

La finale del Mondiale e la tensione della vigilia

Che emozioni avete vissuto in quella finale e quanta tensione c’era la sera prima?
“La semifinale con la Germania ci aveva già portato via tantissime emozioni. Avvicinandoci alla finale, sapevamo che avremmo affrontato una Nazionale molto forte. Ci siamo preparati mentalmente e fisicamente insieme al mister. La sera prima? Come sempre: chi giocava nei corridoi, chi raccontava storie, chi a carte, chi in sala giochi. Stavamo insieme come gruppo, come squadra. Poi, quando si avvicina il momento della partita… cambia tutto, anche la mentalità.”

Esclusiva: Marco Amelia

Advertisement
Continue Reading
Advertisement
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *