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Interviste

Esclusiva: Daniele Gastaldello

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Esclusiva: Daniele Gastaldello

Esclusiva: Daniele Gastaldello.“La Serie A è apertissima. La Sampdoria mi fa male al cuore. Senza programmazione non vai lontano”.

Davide Sacchetti ha intervistato in esclusiva (Clicca QUI per altre interviste) per Calcissimo.com Daniele Gastaldello, ex difensore e capitano della Sampdoria, protagonista anche con il Bologna e convocato in Nazionale, simbolo di leadership e appartenenza.

Esclusiva: Daniele Gastaldello

Come sta vedendo questa Serie A?
“È una lotta abbastanza equilibrata e tutta aperta. Per lo spettatore è bello, perché ogni domenica può esserci una squadra che sale e una che scende. Per gli allenatori, invece, la corsa non la fai su una sola squadra, ma su più avversarie.”

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Si aspettava che negli anni il Bologna crescesse in questo modo?
“È tutto frutto della programmazione. Io ho vissuto l’inizio di quello che è il Bologna di oggi: sono stato il secondo acquisto dell’era Saputo. Ho vissuto la Serie B, la promozione in A e poi la costruzione passo dopo passo. Una delle prime cose fatte è stata rinnovare il centro sportivo, ancora prima di puntare allo squadrone. Poi è nata una mentalità vincente grazie agli allenatori che si sono susseguiti. Credo che all’interno ci siano persone capaci di mantenere questo livello.”

Il periodo nero della Samp

Come si spiega questo periodo della Sampdoria?
“Per me è un colpo al cuore. È una squadra a cui sono legatissimo e dove ho vissuto gli anni migliori della mia carriera. Vederla lì in fondo fa male. La Sampdoria è una società che dovrebbe stare dove oggi c’è il Bologna di Italiano, ma per stare a quei livelli servono programmazione e scelte fatte bene. I blucerchiati da anni vivono sul filo del rasoio, fino a due anni fa erano sull’orlo del fallimento. Ci sono stati troppi problemi e ora bisogna trovare il bandolo della matassa il prima possibile.”

Alla Sampdoria può mancare un presidente come Garrone? Che ricordi ha di lui?
“Della famiglia Garrone posso parlare solo bene. Sono arrivato con loro e sono andato via un anno dopo la vendita. Erano dei signori, non ci hanno mai fatto mancare nulla e gestivano la società affidandosi a figure competenti. Questa è la vera differenza in un club di calcio: quando c’è una gerarchia chiara, gli errori si correggono e si capisce di chi sono le responsabilità. Oggi non succede solo alla Samp, ma in tante altre realtà.”

Gattuso sulla panchina della Nazionale come lo vede?
“Tutti conosciamo Gattuso come giocatore e come allenatore. Può portare energia e passione. Nelle prime partite la Nazionale ha già trasmesso lo spirito Gattuso. Detto questo, penso che il sistema calcio in Italia andrebbe rivisto: i giocatori ci sono, ma stiamo sbagliando nella costruzione degli uomini prima ancora che dei calciatori, partendo dal basso. In Italia mancano valori, volontà e la capacità degli adulti di trasmettere ai ragazzi cosa significhi davvero il calcio.”

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Gli anni alla Samp

Per lei cosa ha rappresentato il derby di Genova da capitano?
“È una partita che fa storia a sé, ti regala emozioni fortissime. A Genova lo senti ancora prima che inizi il campionato. Ho avuto la fortuna di vincerne tanti, qualcuno l’ho anche perso. Quando vinci sei il re della città, quando perdi vivi la frustrazione di restare chiuso in casa per giorni: mi è successo.”

Quando è arrivata la convocazione in Nazionale che emozioni ha provato?
“È il sogno di ogni ragazzo che gioca a calcio. Quando sei lì vivi il presente e magari non te ne rendi conto fino in fondo. Solo col tempo realizzi davvero cosa ha significato far parte della Nazionale.”

Che atmosfera c’era nella Sampdoria che arrivò in Champions nel 2009/10?
“Tutti ricordano quell’annata come bellissima, ma all’inizio non fu così. Tra ottobre e novembre vivemmo un periodo difficile: i risultati non arrivavano, c’erano frizioni nello spogliatoio e con l’allenatore. Si parlava anche di un possibile esonero di Del Neri. Il gruppo però si ricompattò, vincemmo quattro o cinque partite di fila e partì la nostra cavalcata nel girone di ritorno fino al quarto posto. Non fu tutto rose e fiori, ma proprio questo insegna che nei momenti più difficili, se una squadra ha la volontà di costruire qualcosa, può andare oltre. E noi quell’anno siamo andati oltre.”

Esclusiva: Daniele Gastaldello

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