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Interviste

Esclusiva: Giuseppe Mascara

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Esclusiva: Giuseppe Mascara

Esclusiva: Giuseppe Mascara. “Napoli è un’arma a doppio taglio. Il gol più bello? A San Siro. I fantasisti? Colpa dei settori giovanili”

Davide Sacchetti ha intervistato in esclusiva (Clicca QUI per altre interviste) per Calcissimo.com Giuseppe Mascara, ex attaccante di Napoli e Catania, uno degli ultimi veri numeri 10 del nostro calcio.

Come sta vedendo questo inizio di Serie A e se ci sono sorprese per lei?
«L’unica sorpresa è la Fiorentina che si trova in fondo alla classifica. La Roma sta facendo bene. Mi sembra un campionato molto equilibrato, dove quattro o cinque squadre possono lottare per il titolo.»

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Cosa ne pensa di alcune difficoltà di Conte?
«Conte lo conosciamo: vive il calcio in maniera maniacale e pretende il massimo da tutti. Vuole che tutti si calino nella sua mentalità, perché lui vuole stare sempre davanti.»

Gattuso le piace?
«Sì, mi piace. Gioca con due punte e abbiamo bisogno di tornare al Mondiale. Spero che con il suo carisma ci porti davvero lì.»

Che ricordi ha della sua esperienza in maglia bianconera?
«È stata un’esperienza bella. Erano altri tempi e un altro calcio: i migliori giocatori del mondo erano tutti in Italia.»

Che tipo di rapporto aveva con Trapattoni?
«Un grandissimo allenatore. Dicevano fosse un difensivista, ma giocava con quattro punte: Baggio, Casiraghi…»

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Che tipo di rapporto aveva con il gruppo nei momenti difficili?
«Aveva sempre la parola giusta al momento giusto.»

Chi le ha lasciato qualcosa di più in quella Juventus e che tipo di atmosfera c’era nello spogliatoio?
«C’era un bel clima. Il rapporto più forte lo avevo con Baggio: siamo cresciuti quasi insieme, con lui era diverso.»

Un ricordo con Agnelli e Boniperti?
«Agnelli veniva sempre a trovarci in ritiro, grande intenditore di calcio. Voleva sapere tutto.»

Esclusiva: Giuseppe Mascara

Cosa ne pensa della piazza di Napoli e cosa significa essere lì?
«Lavorare a Napoli significa sapere che la piazza è un’arma a doppio taglio: quando vai bene ti portano in cielo, ma l’opinione cambia in fretta. Conte e il suo staff sapevano perfettamente a cosa andavano incontro. Hanno preso ottimi giocatori, ma serve tempo.»

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Come si spiega che oggi non ci sono più fantasisti come lei?
«Il problema nasce dai settori giovanili: è tutto sincronizzato. Prima il numero 10 era libero, senza regole rigide. Oggi deve adattarsi al sistema, e il calcio è diventato più monotono. Ma noi, con la fantasia, abbiamo fatto scuola per 40-50 anni.»

Qual è il gol più bello che ha segnato?
«Tutti dicono quello al Palermo, ma per me il più bello è quello a San Siro, nel tempio del calcio, contro una squadra fortissima.»

Le è dispiaciuto non rimanere più a lungo a Napoli?
«Rifarei quella scelta. Sono andato in una piazza importante, davanti avevo Hamsik e Cavani, ma mi sono ritagliato lo spazio che meritavo. Quell’anno il Napoli ha messo le basi per il futuro.»

Che rapporto aveva con Mazzarri?
«Mazzarri ha fatto la gavetta ed è un grande allenatore. Con lo staff ha dato tanto. Lo stadio, poi, era il dodicesimo uomo in campo.»

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Che tipo di presidente era De Laurentiis?
«Molto vulcanico, voleva tutto nei minimi dettagli. All’inizio stava imparando, oggi è più pacato e si è circondato di persone capaci. Ha fatto un grande lavoro, soprattutto nello scouting.»

Che emozione ha avuto con la maglia della Nazionale?
«Da ragazzo del Sud, cresciuto nei campi di terra, arrivare a rappresentare l’Italia è stato incredibile. Durante l’inno non riuscivo a respirare: mi scorrevano davanti vent’anni di sacrifici rincorrendo un pallone.»

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