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Conte torna alla Juve? Solo se…

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3 settimane agoon
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Redazione
Conte torna alla Juve? Solo se i bianconeri avranno motivazioni superiori per convincerlo di quante ne abbia De Laurentis.
Di Graziano Campi
Vertice rinviato: un segnale, non una rottura
È finito in un rinvio il vertice tra Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis dopo i festeggiamenti per il quarto scudetto del Napoli. Un segnale importante, che restituisce al Napoli la regia del proprio futuro e apre nuove strade per il tecnico leccese, tutt’altro che deluso dal rinvio. I media parlano, ipotizzano preaccordi e firme imminenti, ma la realtà è diversa: Conte non ha alcun precontratto firmato, lo ha ribadito anche al presidente partenopeo. Sul tavolo ci sono però ben cinque proposte concrete, tutte italiane, che stuzzicano l’allenatore e gli offrono la possibilità di rientrare subito nel giro scudetto.
Il rinvio dell’incontro con De Laurentiis, quindi, non è un passo indietro, ma un modo per prendere tempo e analizzare meglio le opzioni. E il tempo, in questo momento, gioca a favore proprio di Conte. Il tecnico vuole garanzie sportive e progettuali: chi le offrirà, avrà il sì. Il Napoli resta una candidata forte, ma non è più sola. Ogni giorno che passa può cambiare gli equilibri e rimettere in corsa altre pretendenti, tutte ambiziose e decise a rilanciarsi al vertice. In questo quadro, la situazione resta fluida e aperta.
Conte torna alla Juve? Solo se…
La prima opzione sulla lista è la Juventus, la squadra che Conte ha amato e guidato alla rinascita nei primi anni Dieci. Un amore mai dimenticato, che potrebbe rinascere in una nuova veste. I bianconeri, impegnati nel prossimo Mondiale per club, hanno valutato concretamente l’ipotesi di sostituire Igor Tudor — che ha un contratto da 1 milione di euro — con il ritorno del condottiero leccese e del suo inseparabile preparatore, Pintus. L’idea era quella di affidare a Conte la preparazione estiva, fondamentale in vista dell’impegno internazionale.
Tuttavia, il rinvio del vertice con il Napoli potrebbe aver complicato le cose per Torino. Lo scenario ricorda molto quello del 2014, quando Conte lasciò la Juve a luglio, destinato — sembrava — al Milan, salvo poi restare fermo qualche mese e accettare la panchina della Nazionale su proposta di Tavecchio. Anche stavolta, Conte vuole valutare bene. Ma la vera domanda è: la Juventus ha le risorse e la progettualità per convincerlo? Tra possibili cessioni e una ricapitalizzazione ancora da definire, la situazione economica è da chiarire. Giuntoli valuta alternative, ma il nome di Conte è ancora sul tavolo.
Milan: suggestione o realtà?
Anche il Milan figura tra le pretendenti. Già nel 2014 si parlava di un possibile approdo di Conte in rossonero, ma allora la cosa sfumò. Oggi i rossoneri devono riflettere sul proprio futuro dopo una stagione disastrosa chiusa all’ottavo posto, con delusioni in serie e una piazza in rivolta. Serve una scossa e Conte, con la sua personalità e il suo curriculum, sarebbe l’uomo giusto per riaccendere l’entusiasmo. Tuttavia, anche qui il nodo è sempre lo stesso: quali garanzie tecniche ed economiche può offrire il club?
Tare è uno dei nomi forti per la nuova area tecnica, ma la decisione finale spetta all’amministratore delegato Giorgio Furlani, messo sotto pressione dalle proteste dei tifosi. In un clima così teso, la scelta di un allenatore carismatico come Conte potrebbe rappresentare un colpo ad effetto per calmare la piazza e rilanciare le ambizioni rossonere. Ma anche in questo caso, il nodo è la progettualità: senza investimenti e senza una strategia chiara, neppure un tecnico come Conte può fare miracoli. Il Milan ha bisogno di chiarezza, e Conte non scende a compromessi.
Roma e Inter: incastri possibili
La terza squadra che guarda con interesse a Conte è la Roma. I Friedkin sembrano orientati verso Gian Piero Gasperini, ma la trattativa tra il tecnico e l’Atalanta si sta trascinando. Un divorzio tra le parti sembra probabile e questo potrebbe aprire uno spiraglio per Conte. La Roma ha sfiorato il quarto posto quest’anno e con pochi rinforzi mirati potrebbe diventare competitiva. I proprietari americani non sono nuovi a colpi a sorpresa — vedi Mourinho — e Conte potrebbe essere l’uomo giusto per rilanciare definitivamente il club, in un anno speciale con lo stadio nuovo in arrivo e nuovi sponsor pronti a investire.
Ma la vera sorpresa è l’Inter, quarta opzione teorica ma non troppo remota. Se Simone Inzaghi dovesse improvvisamente uscire di scena, Marotta potrebbe tornare a bussare alla porta del suo ex tecnico. I problemi del passato erano legati alla proprietà cinese, ma con Zhang fuori dai giochi, il dirigente potrebbe nuovamente puntare sul miglior allenatore disponibile. Un ritorno che sembrava impossibile, ma che ora prende quota, soprattutto se l’obiettivo è restare al vertice. Conte darebbe alla squadra una direzione chiara e alla tifoseria un segnale forte di ambizione.
Napoli: la pista più concreta
Infine, la quinta opzione — quella apparentemente più scontata — è in realtà la più realistica: restare a Napoli. Pensare che l’addio sia già deciso è un errore. De Laurentiis ha preso tempo per rallentare la programmazione degli altri club e guadagnare spazio per costruire un progetto competitivo. Il Napoli, forte di un budget da 200 milioni — cifra che nessun’altra tra le contendenti può oggi garantire — vuole rilanciare. L’obiettivo non è partecipare, ma puntare a vincere scudetto e andare avanti in Champions League, possibilmente fino alle semifinali.
Il centenario si avvicina e ADL sa bene che non può permettersi una stagione anonima. Per questo motivo sta cercando di costruire attorno a Conte una squadra all’altezza, capace di reggere il doppio impegno. Conte lo sa e, da tecnico ambizioso qual è, non chiuderà le porte se arriveranno le giuste garanzie. In un mercato dominato dall’incertezza, Napoli rappresenta paradossalmente la scelta più solida: budget importante, rosa competitiva, ambiente affamato. La decisione arriverà a breve, ma una cosa è certa: Conte andrà dove troverà il miglior mix tra ambizione, investimenti e potere decisionale. E De Laurentiis lo sa benissimo.