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Andrea Agnelli, cambia tutto? L’Avv. Ue dà ragione all’ex presidente

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Andrea Agnelli corte europea

La giustizia sportiva italiana potrebbe trovarsi di fronte a una svolta storica. Il recente parere dell’Avvocato generale della Corte di giustizia dell’Unione europea, Dean Spielmann, ha infatti riacceso con forza il dibattito sul rapporto tra autonomia dell’ordinamento sportivo e tutela dei diritti fondamentali garantiti dal diritto europeo. Al centro della questione vi sono le sanzioni inflitte ad Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, ex presidente ed ex amministratore delegato della Juventus. Colpiti da un’inibizione di due anni da qualsiasi attività professionale nel calcio italiano nell’ambito del noto caso plusvalenze.

Svolta per la Giustizia Sportiva per il caso Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene?

Il punto di partenza è chiaro e potenzialmente dirompente: “I giudici nazionali possono annullare sanzioni sportive”.
Questa affermazione, che sintetizza il cuore del parere, apre scenari inediti per l’intero sistema. Nel documento presentato, Spielmann ha analizzato due nodi centrali, ovvero la compatibilità delle sanzioni con il diritto dell’Unione europea e i limiti dell’autonomia della giustizia sportiva.

In primo luogo, secondo l’Avvocato generale, le norme europee sulla libera circolazione delle persone non impediscono l’applicazione di provvedimenti come il divieto biennale di operare nel calcio.
Tuttavia, tali misure devono essere giustificate dalla tutela dell’integrità delle competizioni e basate su criteri chiari, oggettivi, non discriminatori e proporzionati.
Allo stesso modo, non emergono contrasti con le regole sulla concorrenza. Le sanzioni individuali nei confronti dei dirigenti sportivi non sembrano idonee ad alterare il mercato né a determinare abusi di posizione dominante.

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Il passaggio più delicato riguarda però il ruolo dei giudici statali.
Il TAR del Lazio, chiamato a esaminare il ricorso di Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, ha evidenziato come l’ordinamento italiano non gli consenta di annullare o sospendere le sanzioni disciplinari sportive, ma soltanto di riconoscere un eventuale risarcimento economico. Secondo Spielmann, questo limite non è compatibile con il diritto dell’Unione.

Infatti, il riconoscimento dell’autonomia della giustizia sportiva non può comprimere il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva. I giudici nazionali devono poter annullare sanzioni illegittime e, se necessario, adottare misure cautelari per garantire l’efficacia della decisione finale. Si tratta di un punto fondamentale che rafforza la posizione degli ex dirigenti bianconeri.

le condizioni…

Il parere precisa inoltre che tale conclusione vale a una condizione precisa: che il controllo dei giudici amministrativi sia l’unico esercitato da «organi giurisdizionali» ai sensi del diritto Ue sulla legittimità delle sanzioni sportive.
Qualora, invece, uno degli organi della giustizia sportiva potesse essere qualificato come un vero e proprio tribunale, allora il sistema italiano non risulterebbe in contrasto con il principio di tutela effettiva.

Va infine ricordato che il parere dell’Avvocato generale non è vincolante, ma spesso anticipa l’orientamento della Corte. In attesa della sentenza, prevista tra i 3 e i 6 mesi, il caso apre uno scenario potenzialmente dirompente per l’intero impianto della giustizia sportiva italiana.La stessa è chiamata a confrontarsi con i principi europei di effettività della tutela e di controllo giurisdizionale sulle sanzioni disciplinari.

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Quali scenari si aprono e perché il sistema potrebbe cambiare radicalmente

Attualmente la giustizia sportiva è in grado di pronunciarsi con decisioni che non possono essere messe in discussione da altri organi della giustizia ordinaria. Nonostante ciò, il recente intervento dell’avvocato generale della Corte di Giustizia, Spielmann, introduce un elemento di forte discontinuità.
Secondo il suo parere, l’assetto della giustizia sportiva italiana non sarebbe pienamente conforme al diritto dell’Unione europea. Questo a patto che gli organi di giustizia federale non siano qualificabili come vere e proprie “giurisdizioni”.

Qualora questa interpretazione venisse recepita nella decisione finale della Corte, le conseguenze per l’ordinamento sportivo nazionale potrebbero essere profonde e difficilmente prevedibili. Ci potrebbe essere la possibilità di rimettere in discussione equilibri considerati finora intoccabili. Al momento, però, ogni valutazione resta sospesa: bisognerà attendere la sentenza definitiva e capire quali sviluppi concreti potrebbero derivarne.

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