Così non VAR
Var a chiamata?

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6 giorni agoon

Var a chiamata? Ne parla il presidente dell’Associazione Italiana Arbitri Zappi che conferma la fase di sperimentazione.
Nel calcio si cambia, per la tutela del fischietto. In seguito ad una modifica modifica dell’articolo 583-quater del Codice Penale, ora gli arbitri sono equiparati ai pubblici ufficiali. E questo riflette senza dubbio la volontà da parte del calcio italiano di voler difendere i direttori di gara. Specialmente in seguito agli episodi di violenza che li hanno visti vittime in primo luogo.
A proposito di ciò, è intervenuto il presidente dell’AIA Antonio Zappi sulle frequenze di Radio Crc:
“Il contrasto alla violenza era un punto preliminare del nostro programma. C’è stato impegno costante e un’interlocuzione costante con alcuni personaggi del mondo della politica tra cui il Ministro Abodi. Lo ringrazio ancora una volta poiché il nostro provvedimento è entrato nel decreto dello Sport. Ne approfitto per ringraziare il governo e tutte le forze politiche poiché tutti hanno capito l’importanza di proteggere gli arbitri e il sistema arbitrale all’interno del calcio. Noi non vogliamo che nessuno venga arrestato, ma chi assale un arbitro rischia la reclusione di deterrenza”.
Var a chiamata?
Il numero uno dell’Associazione Italiana Arbitri ha toccato anche il tema della possibile introduzione del VAR a chiamata: “Siamo nella fase finale della sperimentazione. Nelle prossime settimane gli organi predisposti che si occupano di introdurre le innovazioni tecnologiche nel mondo arbitrale e di notificare le regole daranno l’annuncio ufficiale della fine della sperimentazione. La richiesta è stata fatta dal Presidente Federale, io non posso anticipare nulla poiché non sarebbe corretto”.
Il recente aggiornamento normativo che equipara gli arbitri ai pubblici ufficiali rappresenta un passo fondamentale nella tutela della figura del direttore di gara, troppo spesso vittima di episodi di violenza, soprattutto nei campionati dilettantistici. Le parole del presidente dell’AIA, Antonio Zappi, confermano un impegno concreto e condiviso con il governo, culminato in una norma che finalmente conferisce agli arbitri un riconoscimento istituzionale più forte.
Non si tratta, come ha chiarito lo stesso Zappi, di invocare pene esemplari, ma di creare una reale deterrenza. È un segnale culturale: nel calcio non può esserci spazio per la violenza. Interessante anche l’accenno al VAR a chiamata, la cui sperimentazione sembra ormai in dirittura d’arrivo. Se introdotta correttamente, questa innovazione potrebbe restituire ai club uno strumento di controllo e partecipazione al processo decisionale, aumentandone la trasparenza. Due segnali diversi ma chiari: la giustizia sportiva vuole diventare più giusta, più protetta e più partecipata.
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