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La frustrazione di Stones
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5 mesi agoon

La frustrazione di Stones dopo l’incubo infortuni attraversato nella stagione appena conclusa che l’ha costretto fuori dal campo.
John Stones ha attraversato “giorni bui” durante l’incubo degli infortuni della scorsa stagione. Il difensore inglese del Manchester City ha saltato 33 partite per infortunio. Rimanendo fuori per gli ultimi tre mesi della stagione a causa di un infortunio muscolare alla coscia. Ma ora è tornato in forma e proprio in occasione del Mondiale per Club, dove sfiderà i marocchini del Wydad (stanotte, ore 3 italiane).
“Sono tornato in forma – le prime parole di Stones riportate da ESPN -, mi sento alla grande e sono entusiasta di ricominciare. È difficile quando sei infortunato. Ci sono momenti in cui pensi: ho dato tutto questo impegno, dedichi tutta la tua vita. Soprattutto per come affronto io la vita e il calcio, do tutto, dentro e fuori dal campo, per essere qui o pronto a giocare, e quelli sono i giorni bui”.
La frustrazione di Stones
La frustrazione per Stones è stata ancora maggiore quando è stato costretto ad assistere alla stagione drammatica del City da bordo campo: “È frustrante per me. Metto molta pressione su me stesso. Lo trovo mentalmente molto impegnativo. Ho vissuto momenti molto difficili nella scorsa stagione e devo solo tornare, ma quando queste cose continuano a succedere non riesci davvero a vedere la fine del tunnel. È frustrante per la squadra, per me stesso, per l’allenatore, non essere disponibile per aiutarli, e devi trovare un altro modo per essere comunque presente per il gruppo”.
Ma c’è di più nel racconto di Stones visto che gli infortuni non riuscivano a essere spiegati dallo staff medico del City: “Non so quale sia il motivo, ci siamo seduti con lo staff medico per cercare di capirlo. Alcune cose non si possono spiegare. E questo è ancora più difficile da affrontare mentalmente, quando non c’è una vera risposta. Sono stato sfortunato con alcuni degli infortuni che ho avuto, erano molto rari secondo gli specialisti con cui ho parlato. A volte penso: perché è successo proprio a me?”.
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