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Santi di nome e di fatto: Gimenez il bomber di Dio

Come Kaká, il centravanti messicano è un cattolico fervente e praticante…

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Santi di nome e di fatto

Santi di nome e di fatto: nella vita di Gimenez non solo il calcio, ma anche Dio! Il bomber del Milan racconta il suo rapporto con la religione ai microfoni di ‘Sports Illustrated’…

Come Kaká, il centravanti messicano è un cattolico fervente e praticante: la fede lo ha aiutato a superare il periodo più difficile della sua carriera…

“Parlai con mio papà e gli dissi: ‘Perché proprio a me?’ E lui mi rispose: ‘Io non ho la risposta, ma c’è solo uno che ce l’ha, ed è Dio’.

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E lì dissi: ‘Ha ragione’. Quella frase mi rimase dentro e quella stessa notte andai a fare un bagno, spensi le luci e mi sedetti

nella vasca da bagno, ed è lì che sentii la connessione con Dio. Come se avessi iniziato a parlargli e sentii il suo potere”.

L’incontro nella vasca

A 17 anni, Santi Gimenez rischia di dover prematuramente rinunciare al sogno di diventare un calciatore professionista, ma l’incontro con Dio gli dà la forza di continuare a crederci:

“È stato un momento difficile. Le luci erano spente, mi sedetti nella vasca e pregai per circa mezz’ora.

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Avevo gli occhi chiusi e a un certo punto vidi come se una torcia mi stesse illuminando.

Aprii gli occhi perché mi ero spaventato, ma non c’era nulla. E lì capii che Lui era con me.

Il giorno prima del risultato degli esami, tutti erano nervosi, e io invece non ero mai stato così tranquillo.

Avevo la certezza che tutto sarebbe andato bene. E quella certezza me l’ha data Dio. Credo che il suo messaggio sia stato: ‘Ti voglio qui, nel calcio’”.

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Santi parla con Dio

Prima di ogni partita, Santi Gimenez si rivolge a Dio, come fosse un amico:

”A volte sì gli dico: ‘Ehi, se vuoi, regalami un paio di gol oggi…’. Perché alla fine, non lo vedo solo come un amico, lo vedo come un padre.

E so che a volte ride, a volte si arrabbia… Molte volte chiediamo qualcosa, ma — non so se hai figli — normalmente, se sai che quella cosa non fa bene a tuo figlio, non gliela dai.

Per questo periodo al Milan gli chiedo solo che mi accenda lo spirito. Che mi permetta di essere quel lottatore che sono sempre stato, quel bambino che si divertiva da piccolo”.

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