Amarcord
Inter, sarà Zanetti l’uomo simbolo dell’era Thohir
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12 anni agoon
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Redazione
Non sarà facile per i tifosi nerazzurri abituarsi all’assenza di Massimo Moratti (che, dopo il closing con la cordata indonesiana, resta socio e proprietario del 30 % della società), presidente e primo tifoso nerazzurro da ben 18 anni. C’è disorientamento nei cuori interisti e quel mix esplosivo di scetticismo e grandi speranze che anima ogni cambiamento epocale, non solo nel mondo del calcio. Erick Thohir, a prima vista, è un bel personaggio, giovane, educato, simpatico e ambizioso: è un magnate con il pallino per lo sport e i mass media e sembra avere quella sete di ascesa e prestigio che incarna al meglio lo spirito delle rampanti “tigri asiatiche”, future potenze nell’economia mondiale.
Non solo businness. Il passaggio da Moratti a Thohir è certamente un colossale affare economico. Ma l’Inter, a dispetto della vocazione internazionale (nomen omen), è anche tradizione, patrimonio storico della Milano calcistica, e affare di famiglia della stirpe dei Moratti, che ha investito molto, nell’arco di mezzo secolo, nella società nerazzurra, prima con il padre Angelo, poi con il figlio Massimo, non solo dal punto di vista economico, ma anche affettivo. Il calcio è un business, questo è innegabile. Ma è anche una storia di amore sincero per dei colori, un fattore di attaccamento “poetico” alle sorti della propria squadra. In questo senso, Massimo Moratti è stato il perfetto condottiero, fragile ed emotivo, di un’Inter in grado di risorgere, come l’araba Fenice, dalle sue ceneri e di raggiungere le assolate vette del successo (pensiamo, in particolare, alla notte magica di Madrid). E’ normale sentire un vuoto dopo le sue dimissioni in un 15 novembre piovoso e triste.
Nuovi simboli. La società nerazzurra ha un nuovo Presidente, l’indonesiano Erick Thohir, ma ha bisogno anche di un nuovo simbolo, di un ambasciatore che abbia in sé stampato il DNA nerazzurro: l’uomo giusto è il capitano Javier Zanetti, che ormai sfiora la militanza ventennale nella Milano nerazzurra. Thohir guarda già in prospettiva ed è pronto a ritagliare a Pupi un importante ruolo dirigenziale, quel ruolo che i cugini rossoneri non hanno (ancora) affidato ad una leggenda vivente del calibro di Paolo Maldini. Certo, Zanetti non ha alcuna fretta di appendere le scarpe al chiodo, ma d’altra parte, sa che il suo destino non può essere disgiunto da quello dell’inter.
Futuro, non da allenatore. I due scenari futuri più quotati per l’attuale capitano vanno dalla vicepresidenza (ruolo più onorarario) a un ruolo certamente più attivo e nell’area tecnica. Intanto Zanetti, come se ce ne fosse bisogno, ha ribadito la sua idea di proseguire “a vita” con l’Inter: “Si sa che il mio sogno è rimanere legato a questa grande famiglia. Essere considerato un simbolo dell’Inter? E’ un piacere enorme: il modo in cui la gente mi accoglie e mi saluta mi fa sentire bene. Come mi vedo? Come dirigente dell’Inter, non come allenatore”.
Intanto Thohir, ormai presidente “a distanza”, è già entrato in clima italiano. Questa volta non è stato necessario l’ “io non sono pirla” di mourinhiana memoria. Ma una bella battuta in italiano è bastata a scaldare i cuori dei tifosi: “Chi non salta rossonero è…”. Insomma, da Jakarta con furore.
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