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Caldara: “Fui debole di testa, non dovevo lasciare la Juventus”

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Caldara, a soli 31 anni, ha annunciato l’addio al calcio: oltre a questo, però, parla anche del suo rimpianto più grande.

È ufficialmente terminata la carriera calcistica di Mattia Caldara: infatti, a soli 31 anni, l’ex Atalanta ha annunciato di ‘appendere le scarpe al chiodo’.

Una storia, quella dell’ormai ex difensore, fatta di gioie e di tanta sofferenza. Per Caldara, infatti, gli infortuni ed il suo trasferimento al Milan hanno compromesso l’ultima parte del percorso da calciatore.

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In una lettera rilasciata al sito di Gianluca Di Marzio, Caldara ha parlato del suo più grande rimpianto: ovvero la scelta di salutare la Juventus per approdare al Milan.

LO SCAMBIO CON BONUCCI

Giunto all’ombra della Mole nel gennaio del 2017, Caldara viene lasciato dalla Juventus in prestito all’Atalanta fino al termine della stagione. Al termine della stessa, poi, si aggrega alla Vecchia Signora per il ritiro estivo.

Il classe ’94, però, rimane soltanto poche settimane in Piemonte. Infatti, è il Milan ad assicurarsi le sue prestazioni, grazie alla trattativa che riporta a Torino Leonardo Bonucci.

CALDARA: LA LETTERA

Caldara

Nella lettera, Caldara ha esternato il proprio rimpianto con tanto di ammissione di colpa:

“Tante squadre si erano interessate a me in quei mesi, ma a dicembre sono stato preso dalla Juve. Ed in quel periodo la Juve era una realtà a parte, inavvicinabile. In bianconero, però, non ci ho mai giocato. Sono rimasto in prestito a Bergamo ed è stato giusto così.

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Non ero ancora pronto per un salto di quel tipo. A Torino poi ci sono arrivato nel 2018, senza però fermarmi. Venivo da stagioni in cui ero abituato a giocare e lì avevo davanti Chiellini, Bonucci, Barzagli. ‘Abbi pazienza Mattia. Resta qui’, mi ripeteva Giorgio. Ma io sapevo che non avrei trovato spazio. Sono rimasto poche settimane, solo per il ritiro estivo. Quando ho saputo dell’interesse del Milan ho accettato.

Guardando indietro sarebbe stato meglio rimanere lì. Sono stato debole di testa. Mi avrebbe fatto bene rimanere in un mondo come quello della Juve, imparare da quei campioni, crescere stando con loro anche senza giocare tanto. Mi sono mancate un po’ di forza mentale e di maturità. Magari la mia carriera sarebbe stata diversa, chissà. 

È il più grande rimpianto che ho, l’unica cosa che tornando indietro cambierei. Vedete… gli infortuni e tutto ciò che ne è conseguito non è dipeso da me. Il non essere rimasto a Torino sì”.

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