Juventus
Comolli: “Il 30% del tempo lo passo pensando alla cultura del club”.
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4 settimane agoon

Comolli, ex presidente del Tolosa e neo Amministratore Delegato della Juventus, parla dell’uso dei dati nel mondo del calcio.
Il nuovo CEO della Juventus, Damien Comolli, è stato ospite di ‘Hudl Performance Insights 2025’: ovvero una conferenza di altissimo livello sull’uso dei dati al servizio del calcio.
Di seguito, le parole riportate da ‘La Gazzetta dello Sport‘ dell’Amministratore Delegato bianconero.
COMOLLI SULLA SCELTA DEGLI ALLENATORI

“Ogni tecnico, nel colloquio con la società, fa la sua presentazione e dice che tutto va bene: ma quando inizia ad allenare, dice che tutto va male. Ora, invece, inserisco quelle frasi nel contratto, per ricordare agli allenatori che cosa avevano detto.
All’interno del colloquio stesso dico sempre: “Noi lavoriamo così, questi sono i nostri processi, i dati guidano la scelta dei giocatori, i calci piazzati, la prevenzione degli infortuni e molto altro. Se le va bene è così, altrimenti ci stringiamo la mano e ci salutiamo”.
Il mister, quindi, deve abbracciare questa filosofia”.
IL PENSIERO ALLA CULTURA DEL CLUB
“Io passo il 30% del mio tempo pensando alla cultura del club, perché penso che non si raggiungano risultati senza una cultura. Tra gli altri ho chiesto a Matuidi e Trezeguet quale sia il DNA della Juventus.
A questa domanda rispondono tutti allo stesso modo: ovvero “Vincere”. La cultura è qualcosa di diverso perché è costruita dal basso verso l’alto. Abbiamo avuto un grande meeting questa mattina (ieri, ndr.) per capire quale sia la nostra cultura.
A tutti ho detto: “Voi decidete chi siamo, io posso dare qualche linea di indirizzo, ma la cultura si decide dal basso”. Nella cultura ci sono i valori del club”.
COMOLLI SUI DATI
“RedBird al Tolosa mi ha reclutato per guidare l’organizzazione con i dati. La Juventus era consapevole che sarei arrivato con i dati stessi, perché quello è il mio pensiero ed è parte del mio modo di guidare il club.
La chiave per il corretto uso di dati è un allineamento: dall’amministratore delegato a scendere. La relazione tra management e allenatore spesso è il grande ostacolo, il punto in cui si rompe.
Insomma: serve una persona che abbia la conoscenza dei dati e parli il linguaggio del tecnico. Se c’è questa figura ed un allenatore aperto, il cosiddetto ponte funziona. Altrimenti no”.
BOMOLLI SULL’USO DEI DATI NEL CLUB E NELLO SCOUTING
“Al Tolosa misuravamo la condizione mentale di tutti i membri nello staff ogni giorno: questo per capire se ci fosse stress e se non avessero voglia di venire al lavoro. Una situazione incredibilmente utile e che ci ha fatto mettere da parte chi non fosse motivato.
Inoltre, sempre al Tolosa, vietavamo cross e tiri da lontano.
Per quanto riguarda lo scouting, sempre nel club transalpino, cercavamo la personalità in un giocatore e dai dati si può capire la personalità dei calciatori. Ad esempio, chi tocca la palla molto dimostra personalità: anche se tra volere la palla ed essere egoista c’è una linea sottile.
Wenger mi diceva: “Sono sempre gli stessi che fanno il passaggio giusto e gli stessi che segnano”. Cosa dirgli? Aveva ragione”.
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