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Interviste

Esclusiva: Christian Lell

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Esclusiva: Christian Lell

Esclusiva: Christian Lell. “Il Bayern è stato il mio sogno. Con Kane restano i più forti. Ballack? Ho scelto il perdono, la libertà è interiore”

Esclusiva: Christian Lell

Davide Sacchetti ha intervistato in esclusiva (Clicca QUI per altre interviste) per Calcissimo.com Christian Lell, ex difensore cresciuto nel settore giovanile del Bayern Monaco e protagonista in Bundesliga e in Liga. Con i bavaresi ha debuttato in prima squadra, vivendo da vicino l’epoca d’oro del club.

Il Bayern, sogno e responsabilità

Cosa significa per te il Bayern Monaco?
«Il Bayern è dove tutto è iniziato per me. Da ragazzo di Monaco, indossare quella maglia era più che un semplice gioco del calcio: era un sogno. Significava responsabilità, tradizione e l’aspettativa di vincere ogni partita.»

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La pressione di giocare al Bayern

Quanta pressione c’è quando indossi quella maglia?
«Immensa. Al Bayern, il secondo posto è sinonimo di fallimento. Sei costantemente sotto osservazione: dai media, dai tifosi e dall’interno del club. Ma questa pressione ti insegna disciplina, resilienza e concentrazione. Più avanti nella vita ho capito: la pressione può distruggerti se la combatti, o plasmarti se impari a rimanere presente.»

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L’allenatore che ha creduto in lui

Chi è stato l’allenatore che ha creduto in te al Bayern?
«Ottmar Hitzfeld. Si fidava di me, mi ha dato le prime opportunità e mi ha sempre trattato con rispetto, come giocatore e come persona.»

Il Bayern di oggi

Come vedi il Bayern in questo momento?
«Rimane uno dei club più forti d’Europa. Hanno iniziato bene la stagione, sono dominanti e con Harry Kane hanno un attaccante su cui contare per i gol. L’identità del Bayern – fame, presenza e qualità di livello mondiale – è più viva che mai.»

Il sogno italiano mancato

Hai mai ricevuto un’offerta dall’Italia?
«Sì, a un certo punto c’è stato interesse. L’Italia mi ha sempre tentato: ammiro la passione, la tattica e la cultura calcistica. Alla fine sono andato in Spagna, ma sarebbe potuto essere un capitolo a parte della mia carriera.»

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Il rapporto con Van Gaal

Qual è stato il tuo rapporto con Van Gaal?
«Complesso. Era severo, esigente, molto diretto. Vedeva il calcio in modo quasi matematico. Non è stato sempre facile per me, ma col senno di poi mi ha insegnato molto sulla disciplina e su me stesso.»

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Leader nello spogliatoio

Nei momenti difficili, chi erano i leader nello spogliatoio del Bayern?
«Oliver Kahn e Mark van Bommel. Si facevano avanti e dettavano il tono: non permettevano mai alla squadra di perdere intensità.»

Il caso Ballack e il perdono

Sei riuscito a perdonare Ballack, visti i racconti di allora?
«Sì. Un conoscente comune mi ha detto che, ancora dopo più di dieci anni, parlava male di me. Mi ha fatto capire quanto spesso le persone restino intrappolate nel passato, aggrappandosi al giudizio. A quel tempo era lui ad avere una relazione con la mia compagna, eppure io ne ho sopportato le conseguenze. Ho scelto il perdono, perché la vera libertà non sta in ciò che gli altri dicono o fanno, ma nel non permettere al passato di controllare il presente. Questo è stato il senso del mio viaggio verso la pace interiore.»

Dal calcio alla vita

Oggi, dopo tutte le esperienze, cosa rappresenti?
«Oggi rappresento la trasformazione: dalla pressione alla presenza, dall’ego al cuore. Il calcio è stato il mio primo maestro, la vita il secondo. La mia missione ora è mostrare che il vero successo non è solo vincere trofei, ma trovare libertà interiore, guarire vecchie ferite e vivere con il cuore.»

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