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Amarcord

Uno più otto uguale Zamorano

1+8=9, il numero dei bomber di razza come il cileno, che all’Inter escogitò un ingegnoso modo per non rinunciare alla sua maglia preferita…

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Uno più otto uguale Zamorano

Sommando uno e otto si ottiene 9, il numero dei bomber di razza come il cileno, che all’Inter escogitò un ingegnoso modo per non rinunciare alla sua maglia preferita pur cedendola generosamente al compagno di squadra Ronaldo

Il guerriero indio

Ivan Luis Zamorano non è uno come gli altri, quella faccia da guerriero indio tipica dei nativi d’America faceva paura agli avversari, che, trovandoselo di fronte, sapevano di doversi preparare ad un’autentica battaglia!

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Sin dagli esordi in CileBam Bam, questo il suo soprannome, mostra un’indomabile spirito combattivo ed una determinazione feroce: pur essendo un centravanti, non vive soltanto di gol, ma gioca per la squadra senza mai tirare indietro la gamba!

Il lampadario del corridoio

In Cile, il giovane Zamorano si afferma a suon di gol e l’eco delle sue gesta giunge sino in Italia:

più lesto di tutti è il Bologna, che gli offre un provino, ma lo scarta, non ritenendolo all’altezza per via della sua bassa, si fa per dire, statura

Ma Ivan saprà trasformare un handicap in uno straordinario punto di forza, compensando i centimetri mancanti con una

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formidabile elevazione, allenata sin da bambino, saltando per colpire di testa un lampadario appeso al soffitto del corridoio di casa… 

Pichichi a Madrid

Sfumata la chance italiana, Zamorano riesce comunque ad affermarsi in Europa tra le file del Real Madrid: coi Blancos Ivan vincerà il campionato spagnolo, laureandosi capocannoniere del torneo con 28 reti prima di trasferirsi all’Inter nell’estate 1996

Cuore nerazzurro

Zamorano entra subito nel cuore dei tifosi nerazzurri per la sua grinta e l’attaccamento alla maglia: non segna valanghe di reti,

ma corre lotta come un indemoniato per 90′ ed oltre, aprendo spazi per Ronaldo e Djorkaeff!

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Quando la partita conta, però, Ivan si presenta sempre puntuale all’appuntamento col gol, come nella finale di ritorno della Coppa Uefa 1996/97:

è lui a pareggiare i conti dopo l’1-0 dell’andata in favore dello Schalke, prolungano il match ai supplementari e poi ai rigori, anche se sarà proprio del cileno l’errore dal dischetto che condannerà l’Inter…

‘La sangre en los ojos’

La sconfitta con lo Schalke lasciò in Zamorano una profonda delusione che il cileno seppe però convertire in rabbiosa determinazione:

l’occasione per prendersi la rivincita arriva nella stagione successiva, sempre in Coppa Uefa, quando l’urna di Nyon mette di nuovo di fronte le due squadre…

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Ivan è una furia, si allena con la sangre en los ojos, specialmente nei calci di rigore per non ripetere il fatale errore che costò il trofeo all’Inter, ma lo fa con tale ferocia che finisce

per infortunarsi ed è costretto a saltare la gara d’andata… Avrà però la chance di rifarsi nella finale di Parigi con la Lazio

Il gol più importante

6 maggio 1998, la finale di Coppa Uefa torna a giocarsi in gara secca a distanza di 33 anni dall’ultima volta. All’atto conclusivo arrivano

da una parte l’Inter del Fenomeno Ronaldo e dall’altra, la Lazio guidata in panchina dal giramondo Sven Goran Eriksson.

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I nerazzurri partono forte e dopo soli 5′ sono già in vantaggio grazie a Ivan Zamorano: lancio di Simeone dalle retrovie per lo scatto del cileno, che elude il fuorigioco e supera Marchegiani in uscita con un delizioso tocco d’esterno destro.

Trovata geniale

Nell’estate 1998, Zamorano decide di rinunciare alla 9 nerazzurra per cederla a Ronaldo, ma il nove è da sempre il suo numero ed Ivan trova ugualmente il modo di tenerselo:

Dopo i Mondiali del 1998, Ronnie stava vivendo un periodo particolare: capimmo tutti che era il momento di far sentire a Ronaldo la nostra fiducia… Ci voleva qualcosa che lo stimolasse, io sapevo che gli sarebbe piaciuto vestire la mia numero 9. Decisi di lasciargliela e Sandro Mazzola mi fece: ‘Dai Ivan, puoi sempre optare per una somma. Il 18, il 27, vedi un po’ tu’. La somma… Quella parola mi rimase impressa. ‘Posso farla per davvero’, pensai. Andai a chiedere a Moratti se fosse possibile mettere un ‘più’ tra i due numeri. Una volta ottenuto il permesso, affidai questo compito a Paolo e Claudio, i magazzinieri. Dopo qualche giornata di campionato con il nastro adesivo incollato sulla schiena, la mia maglietta diventò la più richiesta neinegozi. A quel punto, la Nike cominciò a produrle con il + già stampato.

El Capitan

Oggi, a 53 anni, Zamorano alterna l’attività di procuratore sportivo a quella di produttore di vini: la scelta del nome per la sua etichetta, El Capitan, non sembra affatto casuale…

Il suo Barolo possiede la stessa forza di Ivan quando trascinava i compagni alla vittoria con al braccio la fascia di capitano della Nazionale cilena!

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