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I sei giorni magici di Pablito Rossi
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3 anni agoon
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RedazioneIl Mondiale che proiettò Paolo Rossi nell’Olimpo del calcio non era certo cominciato nel migliore dei modi per l’ex attaccante del Vicenza, convocato non certo “a furor di popolo” da Bearzot e quasi un fantasma, impalpabile, nelle prime tre partite iridate, tre pareggi contro Polonia, Perù e Camerun. Pablito, alla ricerca del riscatto dopo lo scandalo calcioscommesse, per lo stress era dimagrito 5 chili e giocava in condizioni fisiche precarie, tanto che i giornali, inascoltati da Bearzot, ne chiedevano a gran voce l’estromissione dall’undici titolare.
La Nazionale azzurra, forse non brillante e tecnica come quella del 1978, ma che costituiva un concentrato di carattere e determinazione senza eguali, reagì contro l’Argentina, Rossi rimase a secco ma diede segnali di ripresa partecipando al contropiede che portò alla prima rete di Tardelli. Nella ripresa si divorò il raddoppio, pochi secondi prima del gol di Cabrini che chiuse i conti con l’albiceleste.
Il 5 luglio iniziò veramente il Mondiale di Paolo Rossi. Brasile, Polonia, Germania: 6 giorni, 3 partite e 6 gol che lo spedirono nella storia del calcio italiano e mondiale. La tripletta contro i verdeoro resta il suo capolavoro, la sua partita perfetta. L’incornata su cross di Cabrini spazzò via ogni blocco mentale di Pablito: “Il primo gol al Brasile, lo ricordo come il più bello della mia vita. Un episodio che mi ha cambiato: dopo quel gol, tutto è arrivato con naturalezza”. Rossi era un treno in corsa: il secondo gol fu un capolavoro di opportunismo e atletismo, uno scatto bruciante che beffò la difesa brasiliana, il terzo la classica rete di rapina, un tocco al volo su un tiro dal limite dell’area.
L’incanto non si spezzò contro la Polonia: deviazione su punizione di Antognoni, poi colpo di testa a finalizzare un contropiede fulminante, passaggio decisivo di Conti. 2-0: l’Italia è Rossi, il nome di Pablito finì sulla bocca di tutti sul pianeta dopo appena due partite e dopo le critiche roventi di inizio Mondiale.
In finale con la Germania era il più atteso e non deluse: prima si guadagnò il calcio di rigore poi sbagliato da Cabrini, quindi segnò la rete del vantaggio, un’altra deviazione al volo. “Feci solo mezzo giro di campo coi compagni: ero distrutto. Mi sedetti su un tabellone a guardare la folla entusiasta e mi emozionai. Pensavo: “Fermate il tempo, non può essere già finita, non vivrò più certi momenti”. Rossi vinse la classifica cannonieri davanti a Rummenigge, Boniek e Zico, guadagnandosi la sua fetta di immortalità: è finora l’unico giocatore, assieme a Ronaldo, ad aver vinto nello stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere iridato e il Pallone d’oro.
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