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Auguri a… 9 luglio: Gianluca Vialli
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3 anni agoon
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RedazioneCarisma, tecnica, forza fisica. Centravanti completi come Gianluca Vialli si contano sulle dita di una mano in tutta la storia del calcio italiano dal dopo guerra. Nasce a Cremona il 9 luglio 1964, tira i primi calci al pallone all’oratorio di Cristo Re, al Villaggio Po, entra nelle giovanili del Pizzighettone e passa ai rossogrigi della Cremonese nel 1978. Dopo due anni in Primavera esordisce in serie B. A 18 è già un cardine della squadra della sua città, sotto la guida di un maestro di calcio come Emiliano Mondonico: in serie cadetta è una escalation, 5 gol il primo anno, poi 8, 10.
Porta in serie A la Cremonese nel 1984: tutti gli occhi sono puntati sull’attaccante dai lunghi capelli ricci, si sussurra che la Juve sia a un passo dall’acquisto. Con un colpo da maestro, è invece l’ambiziosa Sampdoria di Mantovani ad assicurarselo per poco più di due miliardi di lire: in doriano resta 8 stagioni, diventando una leggenda del club.
Negli anni a Genova completa la sua maturazione e forma con il “gemello del gol” Roberto Mancini una delle coppie più forti e affiatate che il calcio italiano abbia mai visto. I successi non tardano ad arrivare: Coppa Italia nel 1985 e quarto posto in campionato, poi un’altra finale l’anno successivo, il sesto posto nel 1987, un’altra Coppa Italia nel 1988. Una squadra sempre più solida e unita, che cresce anno dopo anno ed è pronta al grande salto.
In parallelo, per Vialli arriva anche la gioia delle prime convocazioni nella Nazionale maggiore, dopo un triennio da protagonista nell’Under 21 con un titolo europeo sfiorato. La sua avventura in Azzurro sarà tormentata: partecipa al Mondiale del 1986 ma non riesce a incidere, e all’Europeo del 1988, quando una Nazionale piena di talento deve accontentarsi delle semifinali.
Intanto l’ascesa della Sampdoria è inarrestabile: nel 1989 arriva la terza Coppa Italia, nel 1990 la vittoria in Coppa delle Coppe. Vialli è sulla bocca di tutti, paragonato a Gigi Riva, e a Italia ’90 è uno dei giocatori più attesi: viene però messo in ombra da Schillaci e da Baggio e chiude la rassegna senza segnare.
Il 1991 è l’anno del riscatto, la Sampdoria dei Cerezo, Pagliuca, Dossena, Vierchowod, Mancini e Vialli si laurea campione d’Italia. Vialli è il capocannoniere del campionato con 19 reti, la consacrazione definitiva. L’anno successivo trascina i doriani alla finale di Coppa Campioni contro il Barcellona, stupendo l’Europa, ma una punizione di Koeman ai supplementari spegne i sogni dei liguri.
E’ la fine di un’epoca: Vialli cede alle lusinghe della Juventus e si trasferisce a Torino nel 1992. Chiude definitivamente con la Nazionale poco dopo l’arrivo di Sacchi (59 presenze e 16 gol il suo score in azzurro), e dopo due anni segnati da problemi di ambientamento, incomprensioni con Trapattoni e infortuni, (una Coppa Uefa vinta nel 1993 grazie a un Baggio da Pallone d’Oro), diventa una pedina fondamentale del nuovo ciclo bianconero di Marcello Lippi.
Nel 1994/95, rigenerato, con un look totalmente rinnovato (si rasa a zero), segna 17 reti e trascina la Juventus ad uno scudetto che mancava da nove anni, l’anno successivo conquista finalmente la Coppa Campioni, contribuendo all’impresa con due reti e diventando così l’unico attaccante nella storia ad aver conquistato tutte e tre le principali competizioni UEFA per club.
Nel 1996 lascia da vincitore il calcio italiano e si trasferisce al Chelsea con Zola e Di Matteo, dove diventa da subito l’idolo dei tifosi. Segna, diverte e per due anni ricoprirà anche la carica di allenatore-giocatore conquistando Coppa delle Coppe, Coppa di Lega, Charity Shield e Supercoppa Europea.
Nel 1999 si ritira dal calcio giocato (259 i gol totali in carriera) e diventa a tutti gli effetti il manager dei Blues, ma non raggiunge gli obiettivi prefissati e viene esonerato nel 2000. Tenta un’ultima avventura nel Watford di Elton John, senza successo. Dal 2002 è commentatore e volto Sky tra i più amati dal pubblico.
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