Serie A
Troppi stranieri in Italia? La risposta di Corvino
Published
5 mesi agoon
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Luca Boate
Troppi stranieri in Italia? La risposta di Corvino lascia grande amarezza, ma racconta una verità che si fatica a dire.
Intervenuto a Radio Sportiva, Pantaleo Corvino, responsabile dell’area tecnica del Lecce, ha parlato anche delle critiche che gli vengono fatte per ingaggiare troppi giovani stranieri:
“Faccio una domanda a chi fa queste considerazioni. Dove sono i giovani bravi italiani che può comprare il Lecce? Non ci sono potenzialità da mettere in un settore giovanile che deve competere con le grandi squadre, anzi ci sono delle norme federali che permettono alle grandi di prendere i giocatori dal tuo territorio senza dare niente in cambio, togliendoli alle squadre come noi. Non c’è più il senso della globalizzazione.
Chi ha la capacità di andarli a trovare altrove viene accusato di non prendere gli italiani, ma vi chiedo come fa il Lecce a comprare un italiano bravo? Come fa un leccese a rimanere qua se le big lo prendono a zero quando ha 12-13 anni? Se ci fossero qui e potremmo prenderli, lo faremmo. Non ci possono più essere queste forme di razzismo, si critica un processo di globalizzazione. Se avessi seguito questa politica un Dorgu non lo avrei mai trovato, sembra che noi siamo quelli che non teniamo al territorio o all’italianità”.
Conferma che Perez arriverà al Lecce?
“Il ragazzo arriverà domani per sottoporsi alle visite mediche”.
Troppi stranieri in Italia?
Pantaleo Corvino dice una verità scomoda, ma realistica. Il suo sfogo è più che legittimo, perché tocca uno dei grandi paradossi del calcio italiano: si critica chi investe su giovani stranieri, ma si ignorano i meccanismi che rendono quasi impossibile per club come il Lecce trattenere e valorizzare talenti italiani. Se a 12-13 anni le big possono portar via i migliori senza indennizzi, come si fa a costruire un vivaio competitivo? Il problema non è la mancanza di volontà, ma di strumenti e regole adeguate.
Corvino non rifiuta l’italianità, anzi: denuncia un sistema che la ostacola. Parla da dirigente che fa scouting vero, non da collezionista di figurine, e rivendica con orgoglio operazioni come quella di Dorgu. In un calcio in cui si predica meritocrazia, bisognerebbe rispettare chi lavora con visione e competenza, senza ipocrisie né finti moralismi. Il Lecce non snatura nulla: semplicemente, sopravvive.
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