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Così non VAR

Gabriele Gravina decide il futuro!

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Il progetto di Gabriele Gravina, sostenuto da Gianluca Rocchi e dalla sua squadra, prenderà forma dall’1 luglio 2026, segnando la definitiva separazione della Can A-B dall’Aia.

Costretto a districarsi tra i capricci della connessione audio-video con il ministro dello sport Andrea Abodi, e dopo aver indossato gli abiti del bravo presentatore che prende tempo intrattenendo un impaziente e distratto parterre “ci riproviamo, vediamo se riusciamo a ristabilire il collegamento, non dipende da noi“.
Il presidente dell’Aia Antonio Zappi ha provato a mantenere la calma. Poi, quasi per rifugiarsi dietro un’immagine evocativa, ha citato una frase storica: “Non mancò il coraggio, ma la fortuna”.
Era il rush finale dell’assemblea tecnica-organizzativa destinata ai 206 presidenti di sezione, tenutasi in un lussuoso resort di Ascea, nel Cilento. Un appuntamento che avrebbe dovuto rappresentare un momento di coesione, ma che si è trasformato in un simbolo di solitudine e resa.

Il progetto di Gabriele Gravina

Il clima all’interno della convention è apparso autoreferenziale, a tratti autocelebrativo, ma attraversato da malumori e tensioni. Più che la citazione bellica scelta da Zappi, l’osservatore neutrale avrebbe potuto ricordare un’altra frase storica: “Il dado è tratto”.
E in effetti il dado lo è davvero: la decisione è presa e non si torna indietro. Avanti con il professionismo arbitrale, avanti con la nascita del nuovo board sotto l’egida della Figc e delle leghe professionistiche.
Il progetto di Gabriele Gravina, sostenuto da Gianluca Rocchi e dalla sua squadra, prenderà forma dall’1 luglio 2026, segnando la definitiva separazione della Can A-B dall’Aia.

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Durante i lavori, blindati e poco aperti al confronto, alcuni presidenti hanno tentato di intervenire o di presentare documenti, ma senza successo. L’esito è stato chiaro: l’Aia perderà il suo principale gruppo arbitrale, e per Zappi resta solo da prendere atto della realtà. Lo stesso presidente, nel congedare Abodi, ha cercato di chiudere con garbo un collegamento difficoltoso: “Spero ti sia arrivato questo scrosciante applauso, avremmo voluto ospitarti qui, ti ringrazio per le belle parole tra cui quelle dette sull’autonomia dello sport e sull’invasione della politica sportiva nelle dinamiche dello sport“.

Il ministro, collegato solo via audio, aveva infatti dichiarato: “Noi cerchiamo sempre di evitare che la politica sportiva meno nobile entri nella vostra comunità.
Parole che, più che un sostegno pieno, sono apparse come un gesto di cortesia. La sua assenza fisica, dovuta prima al Consiglio dei Ministri e poi a un impegno personale, ha mostrato chiaramente la distanza tra governo e Aia.

Le sue parole

Il giorno prima, invece, Gabriele Gravina aveva parlato ad Ascea accompagnato da Giancarlo Abete. Ha sottolineato con fermezza l’irreversibilità del cambiamento: “Siamo davanti a processi evolutivi che dobbiamo considerare ineludibili. Affermare che un arbitro di A viva le stesse condizioni di un arbitro di calcio giovanile o regionale è un concetto anti storico”.
Parole inequivocabili, rafforzate da un messaggio di attenzione per le sezioni e per la base arbitrale: “Il vostro compito è sempre più centrale. Le nostre proposte puntano a rafforzare il ruolo del vertice… non è vero che puntano alla disgregazione dell’Aia”.

Gabriele Gravina ha anche ricordato le misure già avviate: aggiornamento dei rimborsi chilometrici per 3,5 milioni di euro, tempi di pagamento fissati a trenta giorni e inasprimento delle sanzioni per chi aggredisce gli arbitri. Ma la sostanza resta una sola: il professionismo arbitrale non è più un’ipotesi, è un destino già scritto.

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A chiudere la scena, un gesto simbolico: Zappi ha donato a Gravina una penna con la dedica “Sono certo che con questa penna scriverai ancora pagine importanti per il calcio italiano”. Ironia della sorte, quella penna potrebbe essere proprio lo strumento con cui verrà firmata la scissione della Can A-B dall’Aia.

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