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Acerbi su Chivu: “Diverso da Inzaghi, ma molto preparato”

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Acerbi su Chivu

Il difensore dell’Inter Acerbi su Chivu evidenzia le differenze con l’ex allenatore Inzaghi, ma allo stesso tempo ne premia le capacità.

Acerbi su Chivu: “Diverso da Inzaghi, ma molto preparato”

“È molto preparato, è diverso da Inzaghi ma comunque molto preparato”. Francesco Acerbi, protagonista in occasione della presentazione del suo libro “Io Guerriero”, ha parlato così del nuovo allenatore dell’Inter, Cristian Chivu:

“È molto umano con noi, fa star bene ed è molto bravo. Pensavo… no, non pensavo niente. Però ha fatto il primo anno in A a Parma, ma ci mette molta passione. Si vede che ha giocato a calcio, che conosce uno spogliatoio, che sa come deve funzionare uno spogliatoio di vincenti. E poi di calcio ne capisce, siamo molto contenti di averlo”.

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Un ricordo della semifinale Champions con il Milan?

“Pericolosissima, però quell’anno lì avevamo fatto molto bene con il Milan. Ma era bella pesante, soprattutto al ritorno: se le cose devono andare bene vanno bene”.

Il trasferimento all’Inter

Il passaggio all’Inter?

“Quell’anno lì era l’unica squadra in cui mi avevano detto che non c’era possibilità. Ero molto vicino al Napoli, avevo un po’ di squadre: ero contento di avere il Marsiglia. Ero un pochino orgoglioso, poi alla fine l’Inter era in difficoltà, Inzaghi lo conoscevo e ha spinto: hanno deciso di prendermi”.

È vero che eri chiuso a Milano in albergo?

“No, ero a casa di mia mamma. Poi è passata una settimana, si era bloccata. Alla fine, eravamo a pranzo, ho detto: fammi chiamare Sarri. Ho pensato, il posto me lo riprendo”.

C’erano tanti tifosi dell’Inter che dicevano non andassi bene. Anche alcuni giornalisti…
“Ma ci sta, è normalissimo. L’avrei fatto anche io”.

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Inzaghi fondamentale anche per il passaggio dal Sassuolo alla Lazio?
“Ero a Reggio Emilia, ero in treno. Ho visto sto numero che non conoscevo, rispondo: era Simone Inzaghi. Mi ha chiesto se volessi andare alla Lazio, gli ho detto sì”.

Poi non vi siete mollati.

“Fu un’estate abbastanza lunga, non fu facile chiamare il presidente del Sassuolo, con cui ho avuto un grandissimo rapporto e che si è comportato da Dio con me, come la moglie. Io gli dicevo che sono rimasto un paio di anni un più, nonostante alcune richieste. Era giunto il momento di cambiare: mi disse ok a tutti tranne la Lazio. È stata un’estate risolta quasi a inizio ritiro, sentivo il mister tutti i giorni. Alla fine ho scoperto che eravamo vicini di stabilimento a Milano Marittima. Eravamo a tre metri e non ci siamo mai visti”.

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