Juventus
Caso D. Luiz: la Juve ormai è un circo!
C’era una volta la Vecchia Signora, inflessibile coi suoi tesserati, quella che usava il pugno di ferro per imporre le regole e farle rispettare…
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4 mesi agoon

Il caso Douglas Luiz agita le acque in casa bianconera: la Juve ormai è un circo, sembra l’Inter di Moratti!
C’era una volta la Vecchia Signora, inflessibile coi suoi tesserati, quella che usava il pugno di ferro per imporre le regole e farle rispettare…
Di quella società, rispettata e temuta, che tutti indicavano come modello da imitare, oggi rimane un pallido ricordo…
Ormai ognuno fa come gli pare e così l’ex Aston Villa si permette di disertare il ritiro, senza neppure preoccuparsi di fornire uno straccio di giustificazione!
Siamo alla frutta, anzi all’ammazzacaffè! Chiunque si sente in diritto di farsi i cavoli propri, calpestando la dignità di un club che non è più quello di un tempo…
Che tristezza! Pessimismo, fastidio, angoscia serpeggiano tra i tifosi, sconfortati e stufi di vedere la propria squadra annaspare in un limbo di mediocrità…
La Juventus è morta e pare che non risusciterà a breve…
Il caso Camoranesi
Il caso Douglas Luiz ricorda quello di Camoranesi, che osò presentarsi in ritardo in ritoro nell’estate 2003…
Quella però era vera Juve! Al timone del club c’era ancora Luciano Moggi, che impartì una lectio magistralis all’italoargentino, insegnandogli il significato della parola rispetto!
L’allora Dg bianconero non potè tollerare un simile comportamento e impose la dura legge della Vecchia Signora… Una legge che non ammetteva deroghe e che era uguale per tutti!
Così Moggi racconta ciò che accadde in un afoso giorno estivo di ventidue anni fa…
”Camoranesi giunse con cinque ore di ritardo sull’orario prefissato. Arrivò in taxi, scaricò il suo trolley e si presentò al cancello della scuola alberghiera che ci ospitava.
Cancello che rimase chiuso, su mio ordine, per una ventina di minuti.
Poi comunicai agli addetti della sicurezza di farlo entrare, ma di non accompagnarlo in auto agli alloggi.
Camoranesi doveva andarci a piedi, trascinando il suo bagaglio e passando davanti ai suoi compagni che si stavano allenando.
Certo, non erano chilometri, ma fu un gesto simbolico, duro da masticare per gente non abituata nemmeno ad aprire la portiera dell’auto.
Il giocatore doveva imparare bene cosa voleva dire far parte della Juventus. Capire che noi eravamo il suo datore di lavoro e lui il dipendente.
Strapagato, per di più. Per tutto questo, e non solo, doveva portarci rispetto. Lui come ogni altro calciatore, ovviamente.
Da quel giorno, Camoranesi imparò come ci si comporta alla Juventus. Si fece apprezzare per la professionalità e per la dedizione ai colori sociali, tanto che disputò otto campionati in bianconero”.
















