Lo strillo di Borzillo
Lo strillo di Borzillo – Per colpa di chi?
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6 anni agoon
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RedazioneCon questa pantomima delle partite giocate nei giorni più strani tra poco mi toccherà stare a casa il martedì mattina per ammirare le gesta dei miei eroi magari alle dieci, così uno può far colazione con tutta calma.
Si scende in campo di venerdì, giorno strampalato, dopo la comica Abisso ed il silenzio indisponente dei vari Nicchi e Rizzoli. Nicchi, l’uomo che si erse a Don Chisciotte sul mancato rigore assegnato a Zaniolo in Roma-Inter. Nicchi, l’uomo silente che non commenta l’assurdità perpetrata ai danni dei nerazzurri in terra di Toscana. Comunque, Nicchi o non Nicchi, Rizzoli o non Rizzoli, le frasi al limite del divertente di Pioli – non fosse che ci crede davvero sarebbero divertenti intermezzi – c’è da vincere per continuare a tenere le inseguitrici a distanza di sicurezza.
L’atmosfera in casa nerazzurra è tutt’altro che idilliaca, sebbene le ultime prestazioni siano state di livello più che discreto. Quindi bando alle ciance, la convinzione c’è, la voglia pure, la forma fisica sembra ritrovata. Invece…
Invece a Cagliari l’Inter inizia tentennando e non pare scesa in campo con la cattiveria sportiva che si confà a chi deve vincere a tutti i costi. Anzi, sembra più che altro aver preso l’aereo per farsi un giro al Poetto, spiaggia che chiunque deve visitare almeno una volta nella vita. Ed aver scordato la garra in aeroporto. Discorso che vale per tutti, beninteso, Lautaro e Radja a parte. Ma di questo parleremo tra pochissimo.
Perché ci si mette pochissimo a capire che sarà l’ennesima serata da dimenticare. Esattamente dodici minuti. Il tempo necessario all’ineffabile Banti, prestazione eccezionale la sua, per infilare la prima perla di una direzione largamente insufficiente. Minuto 12. Cigarini, già ammonito, stende volontariamente Nainggolan in ripartenza. Secondo il REGOLAMENTO del gioco del calcio si tratta di fallo da ammonizione, senza se e senza ma. Ammonizione. Non espulsione, gogna nella piazza centrale del paese, processo penale. No, semplicemente ammonizione. Ma Banti, da oggi soprannominato cuore d’oro, non se la sente di sanzionare il povero giocatore rossoblù. Eddai, ma come si fa? Poi il Cagliari sarà costretto a giocare ottanta minuti in inferiorità numerica. Son cose non belle. Quindi si disinteressa totalmente del regolamento, pensate che lo mandano – lautamente retribuito – in giro per l’Italia ad arbitrare proprio per farlo rispettare questo benedetto regolamento, altrimenti ciascuno di noi potrebbe infilarsi una maglietta gialla, rosa fucsia, nera o celeste imbarazzante, comprare un fischietto e fare un po’ quello che gli pare, e lascia correre. Che uno dice: si, vabbè, però avete giocato male. Vero. Però, cribbio (cit.), inizia a darmi quello che devi, poi i conti li facciamo alla fine.
Non contento della prima perla, Banti ne infila una seconda. Skriniar subisce fallo evidente da un avversario, evidente per tutti ma non per il direttore di gara, resiste comunque, si allunga in scivolata e rinvia dopodiché colpisce un secondo avversario. È chiaro, lo colpisce involontariamente, sull’onda lunga della scivolata e non immediatamente dopo aver rinviato. Per (quasi) tutti, telecronisti compresi, normale azione di gioco. Per il fischietto della sezione di Livorno (diamine, la stessa di tal Ceccarini, si vede che chi arriva da quel posto ha una sfortuna terribile quando dirige i nerazzurri) è fallo, tra lo stupore generale. Sarà un caso, sarà la sfiga, sarà quel cazzo che vi pare ma da quella punizione che definire discutibile è poco nasce il vantaggio cagliaritano.
Noi, nel frattempo, latitiamo, esprimendo forse il peggior primo tempo di tutto il campionato. Un record, visti altri primi tempi orrendi disputati qua e là da agosto ad oggi. Ma pareggiamo, con Lautaro. Che, partita dopo partita, mi sta piacendo sempre più. Lui sarà il futuro centravanti dell’Inter. È forte fisicamente, talentuoso, difende il pallone, crea spazi per gli inserimenti dei compagni, salta l’uomo, sa far rifiatare la squadra. Certo, il problema non è chi sta davanti, casomai è cosa non abbiamo dietro. Radja discreto, non fenomenale ma discreto. Marcelo in apnea, corre da sempre per tutti e il fiato prima o poi viene meno. Gli altri stanno fermi, come soprammobili. Ecco, mi son visto Lautaro allargarsi, portar via l’uomo per creare il buco e nessuno, NESSUNO, dei centrocampisti provare a sfruttare la situazione. Se a ciò aggiungiamo la peggior serata che io ricordi della coppia centrale difensiva allora siamo all’apogeo, al massimo del minimo. Altro problema; spesso, chi subentra, non è in grado di cambiare nulla. Anzi, spesso è deleterio più di quanto non lo fosse il compagno sostituito.
Eppure, nonostante la serataccia, i cambi, le ingiustizie perpetrate, l’immobilismo di qualcuno, ci siamo fumati perlomeno tre o quattro palle nitide per pareggiare. Non una per caso. Tre o quattro, nitide.
Perdiamo e, guardando la classifica, siamo riusciti a dilapidare un vantaggio che sembrava tranquillo in previsione Champions. Complimenti vivissimi.
Ora vorrei tanto che la Società, assente ingiustificata, si desse una mossa. Basta con le carote, basta con le simpatie e le antipatie. E che il tecnico scegliesse non in base al nome; chi sta bene gioca, chi sta fermo si siede.
Di quelli assenti a seconda delle circostanze non parlo volentieri. Chi manca, chi si tira fuori, ha sempre torto.
Sia che si vinca, sia che si perda.
Alla prossima.
Gabriele Borzillo