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Fino alla fine

Pogb… End!

La squalifica di quattro anni pone la parola “fine” alla carriera del centrocampista francese!

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Il verdetto è arrivato: Paul Labile Pogba, centrocampista bianconero, classe 1993, è stato squalificato per quattro anni dal Tribunale Nazionale Antidoping. La decisione, invero da tempo nell’aria, è frutto della contestata assunzione, da parte del francesce, di un derivato del testosterone, cui il giocatore sarebbe risultato positivo all’esito di un controllo successivo alla trasferta di Udine dello scorso 20 agosto.

Una vera mannaia sulla testa del calciatore, ma anche del club, che, proprio quando sembrava sul punto di poterlo recuperare, quantomeno parzialmente, si vede privato di un elemento che, bene o male, ha contribuito a scrivere pagine importanti della storia di Madama,

E ora? La risposta temo (anzi, auspico) sia inevitabile: la risoluzione del contratto, perché – inutile nasconderlo – quattro anni sono tanti, troppi per poter aspettare un ragazzo che, comunque, da quando è tornata alla Juve, ha disputato soltanto qualche sporadico spezzone di gara, trascorrendo la maggior parte del tempo in infermeria.

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Certo, il Polpo proporrà ricorso avverso il suddettoprovvedimento, ma la sostanza non cambia: la Juventus non può più permettersi di aspettare, e, soprattutto, foraggiare un elemento ormai totalmente estraneo alla causa.

Cala così il sipario sulla carriera di un calciatore che, arrivato a Torino in sordina, a parametro zero, a soli diciannove anni, con le sue prodezze aveva da subito deliziato la platea bianconera, diventando presto uno degli elementi cardine della mediana (che, all’epoca, vantava già gente come Pirlo, Vidal e Marchisio), tanto da condurla alla finale di Champions di Berlino, nel 2015, persa contro il Barcellona.

Quattro anni di magie, per poi cedere alle lusinghe d’oltremanica, e, segnatamente, alla chiamata del Manchester United (dal quale, peraltro, era arrivato) che, tra costo del cartellino e commissioni, sborsò la lauta somma di 105 milioni di euro.

Ma, in realtà, il secondo atto con la maglia dei Reds ha portato con sé più ombre che luci, complici i tanti infortuni che hanno afflitto il giocatore. L’unico acuto è rappresentato dalla vittoria del Mondiale, con la Francia, nel 2018, dove in parte Pogba ha messo in mostra qualche residuo dei lampi di classe cui ci aveva abituato in passato, andando anche a segno nella finalissima, contro la Croazia.

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Nononstante tutto, e malgrado una cartella clinica decisamente ricca, nell’estate del 2022 Arrivabene e Cherubini non ebbero remore nel riportare il giocatore in Italia, offrendogli un quadriennale con ingaggio faraonico. Quando si dice la lungimiranza…

Ma – si sa – spesso e volentieri le minestre riscaldate non hanno lo stesso sapore dei piatti appena sfornati, ed è proprio quanto accaduto con il centrocampista francese.

Qualche minuto nel primo match della torunée americana, qualche discreta giocata e poi i primi fastidi al ginocchio, cui segue una diagnosi impietosa: il menisco è da ricostruire completamente.

Si prospettano, quinid, tre alternative: la prima, la terapia conservativa, è quella più rischiosa, ma più breve in termini di tempo, sì da consentire al giocatore di non perdere l’appuntamento iridato di Qatar 2022; la seconda, la meniscectomia, prevede tempi di recupero più lunghi, con conseguente addio al mondiale, ma con la possibilità di tornare in campo con la maglia bianconera nell’anno nuovo; la terza, la più sicura, quella della sutura meniscale, significa stagione finita, perché imporrebbe, sotanzialmente, la ricostruzione del menisco, ma anche la possibilità di poter, finalmente, tornare ad essere un calciatore.

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Paul, però, non ne vuole sapere di perdere la Nazionale;sicché, dopo essersi consultato con uno stregone (ebbene sì…), opta per la terapia conservativa, la quale, tuttavia, non sortisce gli esiti da lui sperati: il ginocchio, infatti, continua a dolere ed a gonfiarsi.

Rassegnato all’adieu alla campagna qatariota, il ragazzo decide, pertanto, di ricorrere alla seconda soluzione, quella della meniscectomia, che gli consente di tornare in campo dopo la pausa natalizia, ma sempre con il freno a mano tirato.

E la società, nel frattempo, che fa? Nulla, si limita a prendere atto supinamente delle decisioni del Polpo (frattanto, regolarmente e lautamente remunerato…), divenendone alla completa mercé.

Ora, senza voler fare dell’inutile dietrologia, era il caso di farsi ingolosire da un parametro zero solo perché il primo amore non si scorda mai? Era proprio necessario investire ingenti risorse (e speranze) su un calciatore che, per quanto indiscutibile dal punto di vista tecnico, a Manchester non ha mai messo in mostra nulla di quanto fatto vedere a Torino?

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Agli astanti (già posteri) l’ardua sentenza…c tre

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