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Un giorno all'improvviso

Le scuse di ADL sono sincere o è una strategia?

Perché Don Aurelio avrebbe dovuto urbi et orbi ammettere i propri errori?

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Di Ciccio Marolda

“Chiedo scusa”. Due parole. Solo due parole. Piccole, corte, eppure assai complicate da tirare fuori. E tutted’un fiato, per giunta. Ma nulla a fronte di quello che sarà costato ad Aurelio De Laurentiis ammettere di aver  sbagliato tutto da sei mesi a questa parte. Un sacrificiosenza precedenti. Una sorprendente e inattesa flagellazione del suo “io” senza confini. Già, ma sarà stata confessione vera? Un sincero pentimento, oppure soltanto una ispirata, presidenziale strategia? Il dubbio ci può stare. Legittimo a questo punto della disgraziatissima stagione del Napoli campione. E allora: perché don Aurelio avrebbe dovuto urbi et orbi ammettere gli errori? Beh, per più d’una ragione. La più ovvia, per concentrare su di sé ogni attenzione e critica e liberare quindi squadra e allenatore dalla tempesta di sdegno e di contestazione della gente nel momento più buio della sua ormai ventennale storia azzurra. E la ragione è semplice: De Laurentiis, che tutto può essere, ma fesso sicuramente no, sa di non poter sbagliare più. Di non poter portare sul banco degli imputati i giocatori, cosa che probabilmente farebbe volentieri, e tantomeno il povero Mazzarri che fa quello che può e al quale si può solo imputare lo smodato desiderio di non lasciarsi sfuggire l’occasione di tornare in pista. Sa bene, invece, il presidente, che se c’è un modo per far uscire il Napolidalla sua crisi nera è quella di trasformare in poco tempo un gruppo di anarchici, egoisti e scriteriati calciatori in fuga in una squadra vera o quasi vera e che perché ciò possa accadere c’è bisogno che lui li protegga tenendoli lontano dai fischi dei tifosi. Ovviamente, attirando su di sé ogni ira ed attenzione. Un tentativo disperato, forse, ma di sicuro l’ultimo a disposizione dopo il disastro cheha portato il Napoli fuori da ogni orizzonte di successo.

Altro che pentimento, dunque? Sì, magari sul fondo del suo cuore conta soldi il pentimento per tante scelte scellerate ci sarà pure, ma quella pubblica ammissione, chissà perché, sa tanto di calcolata e disperata scelta salvaconti. Il che è giusto e comprensibile, visto l’ottavo posto in cui il Napoli è finito per colpa di don Aurelio, certo, ma anche di altri che non hanno e non avranno neppure il coraggio di scusarsi.    

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