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Un giorno all'improvviso

5 aneddoti sul Napoli

La storia del club partenopeo è ricca di episodi curiosi che vale la pena di raccontare…

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5 aneddoti sul Napoli

La storia del club partenopeo è ricca di episodi curiosi che vale la pena di raccontare…

1) Il Ciuccio Azzurro

Il Ciuccio Azzurro è ormai entrato nell’immaginario collettivo come simbolo del Napoli Calcio, ma un tempo a rappresentare il club partenopeo era un Cavallino Rampante…

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Il bianco destriero delle origini si tramutò in un simpatico asinello quando, al termine della sfortunata stagione 1926/27, il quotidiano satirico dell’epoca O vache e pressa sostituì al puledro il ciuchino, che da quel giorno in avanti avrebbe identificato la squadra…

2) Questione di Sentimenti 

Secondo di cinque fratelli, tutti calciatori, Arnaldo Sentimenti difese i pali della porta del Napoli per oltre un decennio:

quando nel 1942 si trovò di fronte il fratello Lucidio, anch’egli portiere, andò in scena un curioso siparietto che li vide entrambi protagonisti…

Dopo aver subito gol su rigore proprio da Sentimenti IV, all’epoca estremo difensore del Modena, Arnaldo, su tutte le furie per aver perso la propria imbattibilità, inseguì il fratello per tutti il campo in cerca di ‘vendetta’!

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3) Il tranello di Pesaola

Tra gli allenatori più amati dai tifosi azzurri, Bruno Pesaola era un gran mattacchione e i suoi scherzi non risparmiavano nessuno, neppure i giornalisti:

celebre il tranello teso dall’allora tecnico partenopeo al cronista Enrico Marcucci, che pubblicò la notizia dell’acquisto di un certo Porongo da parte del Napoli, ignaro che il calciatore in questione in realtà non esistesse…

Una fake news in piena regola, partorita dalla geniale mente di quel birbone di Pesaola!

4) Il sogno di Cannavaro 

Quando un giovanissimo Fabio Cannavaro faceva il raccattapalle al San Paolo, difficilmente avrebbe immaginato di allenarsi un giorno col suo idolo d’infanzia, Diego Armando Maradona, e ancor meno avrebbe creduto di riuscire nell’impresa di portargli via il pallone…

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E invece a volte i sogni diventano realtà, anche se Ciro Ferrara era piuttosto scettico all’epoca:

Ci credi che potrò allenarmi con Maradona?’ ‘No, non ti allenerai con Diego e non entrerai nemmeno in tackle su di lui, perché la palla è sempre attaccata al suo piede. Non riuscirai a rubargli mai un pallone’”.

E invece Cannavaro ci riuscì davvero:

I compagni erano sbigottiti e silenziosi, Diego venne da me a fine allenamento sorridente e mi regalò le sue scarpe: avevo fermato il mio idolo, anche se solo per una volta! Da lì capii che per diventare un grande difensore, dovevo affrontare i migliori.

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5) Sotto mentite spoglie

Nell’estate del 1967 il passaggio di Zoff dal Mantova al Milan pareva cosa fatta, ma all’ultimo istante i rossoneri virarono su Cudicini e il portiere friulano finì incredibilmente al Napoli:

merito di Alberto Giovannini, all’epoca Direttore del quotidiano Roma, che, con la sapiente regia di Bruno Pesaola, si spacciò per Achille Lauro, patron del club partenopeo, e concluse personalmente l’affare per 120 milioni di lire più il cartellino di Claudio Bandoni!

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