Amarcord
16 Maggio 1984, Vignola scaccia i fantasmi di Atene e regala alla Juve il suo secondo trionfo europeo!
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3 anni agoon
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Redazione16 maggio 1984, un anno dopo Atene, la Juventus ci riprova. Il ricordo amaro della sconfitta firmata Magath è ancora vivo negli occhi dei tifosi bianconeri, accorsi in massa al St. Jakob di Basilea, teatro della finale della Coppa Coppe 1983/84. Questa volta l’ostacolo tra la Signora e il secondo trionfo europeo della sua storia è rappresentato dal Porto dello stratega Antonio Morais, giunto all’atto conclusivo della manifestazione con in mano lo scalpo di vittime illustri quali Dinamo Zagabria, Glasgow Rangers, Shakhtar Donetsk e Aberdeen.
Sulla carta non c’è confronto, il Trap può schierare 5 campioni del Mondo di Spagna ’82 ai quali vanno ad aggiungersi i due fuoriclasse stranieri, Platini e Boniek. Ma il campo, si sa, può cancellare con un colpo di spugna ciò che c’è scritto sulla carta, Amburgo docet. Per questo il tecnico bianconero predica prudenza e non lascia nulla al caso: ha preparato la partita con attenzione quasi maniacale, curando i minimi dettagli, anche quelli apparentemente più insignificanti.
Ha chiesto a Platini di sacrificarsi in copertura per evitare di concedere ai lusitani la superiorità a metà campo e Michel non batte ciglio, si mette al servizio della squadra, arretrando il suo raggio d’azione e tenendo impegnato Pacheco, che gli si appiccica addosso. La mossa funziona: la marcatura a uomo sul francese, infatti, lascia spazio e libertà di manovra a Vignola, che svaria sulla trequarti a supporto di Boniek e Rossi.
Ed è proprio l’ex fantasista dell’Avellino a sbloccare lo 0-0 con un diagonale mancino dal limite dell’area, che sorprende il portiere Zè Beto. La Juve è avanti, ma il Porto torna in corsa, complice una papera di Tacconi, beffato da un destro di Sousa da fuori: il pallone rimbalza davanti all’estremo difensore bianconero, mandandolo a vuoto.
Tutto da rifare, ma è ancora un Vignola in formato Platini a sparigliare le carte con una giocata illuminante: il numero 7 recupera un pallone vagante a metà campo, alza la testa, vede l’inserimento di Boniek ed effettua un lancio lungo per il polacco, che riesce a mettere giù il pallone col petto nonostante l’intervento di un difensore avversario e ad anticipare il portiere in uscita con un astuto tocco di destro. È il gol-vittoria, quello che scaccia i fantasmi di Atene e regala alla Juventus il suo secondo trofeo continentale.
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